“Un uomo ricco aveva un amministratore”, così inizia il Vangelo di oggi (Lc 16,1-8) che ci regala la parabola dell’Amministratore astuto.
Si tratta di un sovrintendente accusato di sperperare gli averi del proprietario, e per questo viene licenziato.
Vistosi senza futuro, anche per impossibilità (pigrizia, vergogna e incapacità) di fare altri lavori, l’amministratore ha un colpo di genio: chiama uno per uno i debitori del padrone e inizia a condonare parte del dovuto. A chi era debitore di cento barili d’olio, abbassa il passivo a cinquanta; a chi era debitore di cento misure di grano, lo abbassa a ottanta.
Nel terminare la parabola, Gesù loda quell’amministratore “perché aveva agito con scaltrezza“.
La scelta dell’amministratore, e il conseguente elogio di Gesù che a prima vista parrebbe incomprensibile, si capisce se si fa riferimento al modo di sovrintendere dell’epoca. In Palestina, infatti, gli amministratori avevano facoltà di aumentare a loro piacimento il prezzo dei beni in commercio, ricavando quanto più possibile per se stessi.
In tal senso, allora, l’amministratore con la scelta di condono non sta defraudando ulteriormente il padrone, ma sta semplicemente rinunciando al suo ricavo attuale per garantirsi un futuro, conquistandosi simpatia e amicizia presso i debitori.
Ecco perché Gesù loda la scaltrezza di quell’uomo e la pone come esempio per noi. Ci vuole invitare a essere anche noi disposti a rinunciare a qualcosa oggi per garantirci un futuro di benedizione domani (sia nell’orizzonte della vita terrena, sia nell’eternità).
La domanda da porci allora è: A cosa siamo disposti a rinunciare nella giornata di oggi per garantirci il futuro di benedizione “domani”?
Don Michele Fontana