Ai tempi di Gesù il pranzo del sabato era una celebrazione festosa del ritrovarsi e stare insieme, un po’ come per noi la domenica, almeno fino a qualche anno fa.
Il Vangelo di oggi va contestualizzato in questo clima conviviale, nella casa di un fariseo, al termine della liturgia della sinagoga.
Gesù è fra gli invitati.
A tavola non ci si siede come capita: ci sono gerarchie da rispettare.
Gesù osserva tutto, e nota l’imbarazzo di chi è invitato a cedere ad altri il posto occupato. La scena gli offre spunto per un insegnamento a più ampio respiro:
“Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto… va all’ultimo, perché, venendo colui che ti ha invitato ti dica: amico, passa più avanti! Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali“.
Nella proclamazione del brano noteremo una parola ricorrere più spesso delle altre (cinque volte): invitato.
Come sappiamo, quando un termine è ripetuto con insistenza siamo difronte a una sottolineatura dell’agiografo che, attraverso questo espediente, indica la parola chiave dell’intero racconto.
A questo dobbiamo aggiungere che il sostantivo “invitato” nell’originale greco utilizzato da Luca si può tradurre con “chiamato“. Potremmo, allora, rileggere il testo intercambiando la parola “invitato” con “chiamato”.
L’ultimo posto, infine, è il posto di chi serve. Anche in questo può venirci in aiuto l’immagine dei nostri banchetti familiari in cui l’ultimo posto, quello più vicino ai fornelli, è occupato da chi deve servire a tavola le portate, spesso le nostre mamme.
Gesù, in pratica, si rivolge a tutti i chiamati.
Parla, cioè, all’intera Chiesa, da intendersi non solo come gerarchia, ma come popolo di Dio nella sua completezza: consacrati e laici, singoli fedeli e partecipanti di gruppi.
Parla a noi, membri di comunità in cui non mancano dissapori per questioni di precedenze e per la smania di occupare i “primi posti”.
È l’eterno problema della Chiesa, dove tutti dovremmo servire ma siamo sempre tentati a primeggiare.
Gesù aveva già intravisto questo rischio:
“Chi vuole essere il primo si faccia servo di tutti“.
L’insegnamento di oggi, allora, ricorda ciò che è a fondamento del nostro essere “chiamati”: occupare in ogni banchetto della vita l’ultimo posto, quello di chi sta a servizio.
Don Michele Fontana