Festa di Pentecoste. Effusione dello Spirito Santo che da oltre duemila anni si rinnova in ogni luogo che diventa cenacolo: spazio di preghiera abitato da Maria, in ascolto del Signore e nella comunione fraterna.
Nella Sequenza proclamata durante la Messa, ripetendo un appellativo dato da Gesù stesso, invochiamo lo Spirito Santo come “Consolatore perfetto. Ospite dolce dell’anima“.
Ognuno, specialmente nei momenti più difficili, ha bisogno di essere consolato, di non sentirsi solo, perché con la vicinanza e il sostegno di qualcuno o qualcosa ce la può fare.
Spesso, però, ricorriamo a consolazioni terrene che non aiutano affatto, oppure lo fanno per poco tempo e poi si dileguano. Come anestetici danno sollievo momentaneo ma non curano il male profondo che ci portiamo dentro; distolgono, distraggono, ma non guariscono alla radice; agiscono in superficie, a livello dei sensi, e difficilmente del cuore.
Lo Spirito Santo, invece, scende dentro.
Essendo spirito penetra nel nostro spirito, nella nostra mente, nel nostro cuore, nel nostro intimo.
Essendo santo vi porta la luce di Dio, la sua pace, la sua fortezza, i suoi doni.
Quando avvertiamo il buio della solitudine; quando ci sembra di portare dentro un macigno che soffoca la speranza; quando abbiamo nel cuore una ferita che sanguina; quando non troviamo via d’uscita, apriamoci allo Spirito Santo, e lui sarà con noi e in noi.
Buona festa di Pentecoste!
Don Michele Fontana
N.B. L’immagine in evidenza riporta lo Spirito Santo in forma di colomba con le lingue di fuoco (che richiamano anche i sette santi doni), olio su tela ad opera di Gisella Procopio, artista locale.