Siamo all’ultimo giro di boa: quarta e ultima domenica d’Avvento; sabato prossimo sarà finalmente Natale.
Mentre entrano nel vivo i preparativi per i festeggiamenti nelle case, e le celebrazioni nelle chiese, le persone più attente si chiedono come prepararsi spiritualmente ad accogliere Gesù.
La liturgia di questa domenica viene in aiuto narrando la visita di Maria alla cugina Elisabetta.
L’angelo Gabriele le aveva rivelato che l’anziana parente aspettava un figlio, ed era già al sesto mese.
Decise, così, di partire senza indugiare: “Si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda”, camminando per più di quattro giorni coprendo una distanza di circa 150 chilometri.
Annota la narrazione evangelica: “Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta“.
Sicuramente si felicitò con lei per la maternità, come a sua volta Elisabetta salutò Maria dicendo: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?“.
E subito ne loda la fede: “E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto“.
La beatitudine, la gioia e la pace sono conseguenza della consegna della vita nelle mani di Dio, qualunque situazione stiamo vivendo, qualunque difficoltà stiamo attraversando.
Luca nel narrare l’episodio sottolinea che Maria “si alzò e andò in fretta” da Elisabetta. In fretta, non in ansia, ma in pace.
Si alzò. Un gesto pieno di premura. Avrebbe potuto rimanere a casa per preparare la nascita di suo figlio, invece si preoccupò dell’anziana cugina prima che di se stessa, dimostrando nei fatti di essere già discepola di suo figlio.
Troviamo, dunque, in questo gesto la risposta alla domanda iniziale: Come prepararci spiritualmente ad accogliere Gesù?
Alzandoci dalle poltrone, fisiche e allegoriche (dalle nostre comfort zone, dalla quotidiana routine) per andare “in fretta” da Elisabetta!
Chiediamoci però: Chi è la mia Elisabetta verso la cui casa (vita) il Signore mi chiede di andare?
Don Michele Fontana