Il Vangelo di Marco è costruito intorno a una domanda di fondo: Chi è Gesù?
Nel brano della Messa di oggi, egli stesso pone la domanda ai più stretti discepoli.
Innanzitutto chiede loro cosa pensa di lui la gente. Dalle risposte emerge che è considerato come un grande profeta ritornato in vita.
Ma il suo obiettivo non era un’indagine sociologica. Perciò li sprona a porsi loro stessi l’interrogativo: “Voi, chi dite che io sia?”.
Questa domanda oggi è rivolta a ciascuno di noi: “Tu… proprio tu, chi dici che io sia? Chi sono io per te?”.
La risposta, che siamo chiamati a dare in sincerità analizzando la nostra vita e i nostri comportamenti, è molto importante perché non solo aiuta a meglio conoscere Gesù ma, soprattutto, permette di meglio conoscere noi stessi.
“Tu sei Cristo”, risponde Pietro.
“Tu sei cristiano”, direbbe a ciascuno di noi.
E in quanto “cristiani”, siamo “altri Cristi”, sua immagine e presenza nel mondo.
Dialogando con Pietro, Gesù spiega cosa significa essere “Cristo”, così chiarisce anche a noi cosa comporta essere “cristiani”, indicando che la missione si compie non nella strada larga del successo, ma nel sentiero arduo dell’imitazione del suo comportamento, in una vita improntata all’amore.
Per seguire Gesù, per essere suoi discepoli, bisogna rinnegare se stessi e le pretese del proprio orgoglio egoistico.
Spesso sbagliamo strada, cercando la felicità in cose, cariche, riconoscimenti o persone, senza renderci conto che se la si cerca non si trova; è essa a venirci incontro quando viviamo l’amore, quello vero.
Don Michele Fontana