Fin dai primi secoli, la Chiesa ha visto in Maria la donna che, grazie al suo “eccomi” incondizionato a Dio, ha visto anticiparsi nel suo corpo la meta che attende ogni essere umano: l’assunzione in Dio, per sempre.
Questo il nostro destino ultimo: non la morte ma l’incontro gioioso con Dio.
La morte è penultima rispetto alla resurrezione.
In tale contesto, la liturgia della festa odierna ci riporta all’incontro di Maria con Elisabetta e al Magnificat.
Nell’esultare di gioia, Maria proclama alla cugina, e a tutti noi, una cosa semplicissima e fondamentale: la vita eterna comincia qui e ora, quando siamo capaci di amare ed essere amati, quando permettiamo al Signore di amare attraverso noi e agire in noi.
L’amore è condizione necessaria per entrare nella vita eterna, per risorgere.
Don Michele Fontana