Gesù lascia Nazareth a circa trent’anni per iniziare pubblicamente la missione salvifica.
Nel Vangelo di oggi vi fa ritorno dopo tanto tempo.
È sabato e, come sua consuetudine, partecipa al culto nella sinagoga. Occasione per prendere la parola e annunciare anche ai compaesani la buona notizia.
I presenti ascoltano con stupore, tuttavia ricordando le sue origini e l’umile famiglia da cui proviene, rimangono “scandalizzati”. Non lo accolgono. Lo rifiutano.
La familiarità sul piano umano rende difficile andare al di là e aprirsi alla dimensione divina. Che questo figlio di un falegname sia Figlio di Dio è difficile pensarlo.
Gesù si “meraviglia” di questa incredulità. Allo stupore dei concittadini, corrisponde la sua meraviglia.
L’incredulità è così forte che non può compiere alcun prodigio.
Scrive Origene: “Allo stesso modo che … esiste un’attrazione naturale … del magnete verso il ferro … così la fede esercita attrazione sulla potenza divina”.
Non lasciamo che Gesù si meravigli anche di noi.
Accresciamo la nostra fede perché, come spirituale calamita, attragga la grazia e la benedizione di Dio nella nostra vita.
Don Michele Fontana