Tutto il giorno, sulle rive del lago di Tiberiade, Gesù ha parlato alla numerosa folla accorsa per ascoltarlo. Per farsi sentire è addirittura salito su una barca lì ormeggiata.
Giunto il tramonto, salutò tutti e invitò i discepoli a traghettare sulla riva opposta.
Nelle ore serali quel lago è investito da improvvise folate di vento, che in alcuni casi possono generare vere e proprie tempeste con onde altissime, capaci di capovolgere qualsiasi imbarcazione.
Così avvenne quella sera:
“Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: Maestro, non t’importa che siamo perduti?”.
Gesù intervenne. Il vento cesso e si fece bonaccia. Poi apostrofò i discepoli: “Perché avete paura? Non avete ancora fede?“.
La loro reazione fu di stupore: “Chi è costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?“.
Le parole e il gesto di Gesù vanno oltre l’accaduto: insegnano che non si deve avere paura nelle tempeste che si scatenano dentro o intorno a noi. Lui non abbandona.
La necessità della fede è l’insegnamento essenziale di questo episodio: anche se si trovasse nella bufera, chi ha Gesù sulla propria barca, qualunque cosa capiti sarà protetto.
Alla domanda di chi chiede chi sia Gesù, tra le tante affermazioni possibili possiamo tranquillamente rispondere: È colui a cui il vento è il mare obbediscono!
Don Michele Fontana