Il giorno di Pasqua liturgicamente si estende per otto giorni, fino ad abbracciare la domenica odierna.
La festa di oggi, anche definita “Seconda di Pasqua“, nel corso dei secoli ha assunto diverse denominazioni aggiuntive
La meno nota molto probabilmente è “Domenica Quasimodo“, che prende il nome dalle prime parole dell’Antifona d’Ingresso in latino: “Quasi modo géniti infántes …“; e cioè: “Quasi come neonati desiderate il genuino latte spirituale: vi farà crescere verso la salvezza. Alleluia“.
Un’affermazione ripresa dalla Prima Lettera di San Pietro, che non ha bisogno di ulteriori commenti: basta meditarla con attenzione, nella preghiera.
La domenica odierna nel passato era anche denominata “Domenica in albis (depositis)“. In latino “albis” indicava le tuniche bianche che i fedeli battezzati indossavano durante la notte di Pasqua e tenevano per tutta la settimana, fino alla domenica, appunto, in cui le deponevano (da qui il nome “albis depositis”): non avevano più bisogno del segno di vesti esteriori; la luce divina doveva oramai vestire la loro vita.
Giovanni Paolo II volle che questo giorno fosse dedicato anche alla “Divina Misericordia“, che è la veste di luce che il Signore ci ha donato nel Battesimo.
Le diverse denominazioni di questo giorno, dunque, aiutano a riconoscerne il messaggio e il dono di grazia: la luce della risurrezione (Domenica di Pasqua) aiuta ogni vita a rinascere (“come neonati” Domenica Quasimodo); indossiamo dunque le vesti della luce (Domenica in Albis) lasciandoci avvolgere dalla Misericordia (Divina Misericordia).
Buona festa a tutti.
Don Michele Fontana