Nel tempio di Gerusalemme c’era una sala designata ad accogliere le offerte generose dei pellegrini, che poi venivano distribuite per i bisogni degli indigenti.
Giunto con i discepoli, Gesù nota che ci sono alcuni ricchi che si compiacciono nel farsi ammirare mentre depongono grandi offerte.
Tra questi si muove, quasi nel nascondimento, un’anonima donna, povera e per giunta vedova. Le vedove occupavano il gradino più basso nella scala sociale: sole, senza nessuno che provvedesse al loro sostentamento e alla loro difesa, erano destinate alla povertà e ai soprusi dei prepotenti.
Quella povera vedova offre solo due spiccioli, due piccole monete, ma è tutto quanto ha per vivere.
Gesù invita i discepoli a cogliere i due stili differenti di fare misericordia (le offerte servivano per i bisogni dei poveri).
Da una parte, i ricchi, volti noti, che si mostrano mentre danno e si beano nel ricevere complimenti; che offrono ingenti somme, ma comunque sempre del superfluo.
Dall’altra parte, l’esempio opposto: una persona anonima, la cui offerta passa inosservata, non vista e ringraziata da alcuno. Ella non dà, come gli altri, briciole di ciò che possiede, non versa denaro di cui non ha bisogno, ma si spoglia di ciò che le è necessario per vivere, di tutto quanto ha.
Gesù, invita ad apprezzare quest’ultimo gesto, rivelando così quale sia la vera carità elogiata e benedetta da Dio: il dono fatto nell’anonimato, senza essere visti da altri, non per ricevere il plauso della gente, e sa rinunciare a ciò di cui si ha bisogno per vivere.
Il Vangelo di oggi si pone in continuità con quello di ieri: mentre ieri la parabola del Giudizio Universale ha chiarito che la nostra vita sarà giudicata solo sulla misericordia concreta che avremo vissuto, il brano odierno spiega come compiere le opere di carità.
Don Michele Fontana