“Rallégrati, esulta, figlia di Sion, perché ecco, io vengo ad abitare in mezzo a te. Oracolo del Signore”.
Queste parole del profeta Zaccaria aprono la Liturgia della Parola di oggi.
Sul monte Sion vi era una rocca fatta espugnare da Davide, che vi costruì la reggia e vi trasportò l’arca. La città di Sion (Gerusalemme) era, così, anche chiamata “Dimora di Dio”.
Ai tempi di Zaccaria, Gerusalemme e il suo Tempio sono stati distrutti dai babilonesi durante l’esilio. Il profeta impegna il suo ministero per caldeggiare la ripresa dei lavori per la ricostruzione del sacro edificio, perché vede in esso il segno e il luogo della presenza di Dio.
Una volta ricostruito il Tempio, Dio tornerà ad abitare tra le rovine, e riporterà gioia e benedizione. Per questo l’invito all’esultanza: “Rallégrati, esulta, figlia di Sion, perché ecco io vengo ad abitare in mezzo a te”.
Quando S. Luca scrive il racconto dell’Annunciazione, ricalca le parole di Zaccaria in quelle dell’Angelo. Vede, infatti, Maria come il nuovo tempio, la nuova arca in cui Dio viene a dimorare tra le rovine degli uomini per riportare benedizione, gioia e pace.
Oggi le parole del profeta si rivolgono a noi. Nonostante spesso le vicende sembrano concorrere a strappare la speranza dai cuori, siamo invitati a gioire, non per ingenua creduloneria, ma per la certezza che, se ci apriamo alla presenza di Dio, egli viene a far rifiorire la benedizione tra le macerie.
Don Michele Fontana