Il 9 novembre, mentre la Chiesa celebra la festa della Dedicazione della Basilicata del Laterano, in Satriano, e non solo, si festeggia il santo patrono Teodoro.
Soldato romano di stanza in Amasea, attuale Turchia, visse a cavallo tra il 200 e il 300, in piena persecuzione anticristiana.
In seguito a un editto, fu imposto ai soldati di venerare gli dei e compiere sacrifici in loro onore. Teodoro si rifiutò di obbedire e per questo fu sottoposto a dure persecuzioni, con atroci sofferenze, prima di essere condannato al rogo.
Nel Museo Diocesano di Brindisi è esposta l’Arca d’argento di san Teodoro, risalente al secolo XIII, realizzata da ignoti argentieri meridionali.
In essa furono collocate le spoglie del santo, giunte avvolte in uno sciamito (telo in seta rosso dorata). Le quattro facce verticali della custodia sono completamente rivestite di lastre d’argento che raffigurano, tra l’altro, scene della vita e del martirio del nostro patrono.
Su una di esse vorrei soffermare l’attenzione.
Ritrae Teodoro nudo, mentre prega in ginocchio. Le fiamme cui è stato condannato, lo avvolgono, secondo quanto si legge:
“Il fuoco si modellò a somiglianza di volta, come una vela di nave piena di vento, e circondò il corpo del beato martire, ed egli non era come un corpo che bruciava, ma come il pane che si cuoce”.
Davanti a lui una mamma, o una nutrice, in atteggiamento devoto.
Questo particolare viene spiegato con il fatto che a Roma le mamme, le balie e le nutrici portavano spesso i bambini nella chiesa di S. Teodoro per implorare grazie.
Invito tutti a riprendere questa consuetudine del culto originario al martire, e ora completamente sconosciuta.
Portiamo (nella preghiera) i nostri bimbi a S. Teodoro, soprattutto in questo tempo di minaccia pandemica.
Che interceda anche lui per ciascuno di essi, affinché il Signore li liberi dalle fiamme avvolgenti e asfissianti di ogni tipo di sofferenza.
Don Michele Fontana.