“Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli“.
Gesù prega, sceglie, chiama, invia.
Prima di tutto, però, prega. Deve fare una scelta fondamentale per il futuro stesso della Chiesa: i dodici apostoli.
Se lui stesso avverte la necessità di pregare prima di quella scelta, come non avvertirla anche noi nelle nostre decisioni quotidiane?
Forse è questo il motivo per cui tante scelte si rivelano imprudenti, affrettate o semplicemente sbagliate: manca la preghiera.
All’alba del nuovo giorno, dopo un lungo travaglio durato una notte di preghiera, finalmente chiama a sé i Dodici.
Esperti in comunicazione? No. Sono incompetenti.
Conoscitori della Parola? No. Non sono istruiti.
Almeno santi? No. Sono tutti peccatori.
Gesù cerca il cuore; ci penserà lui a farne “pescatori di uomini”.
Sa che si accede al cuore delle persone bussando al cuore di Dio. E per questo prega.
I Dodici li “chiama a se” e li costituisce “inviati” (questo significa “apostoli”).
C’è un duplice movimento cui sono chiamati: andare a Gesù per andare dagli altri.
Questo duplice movimento suggerisce tante verità:
– Spiritualmente: prima d’incontrare gli altri dobbiamo ritagliarci del tempo per incontrare Gesù.
– Pastoralmente: la Chiesa (e in essa catechisti, formatori, sacerdoti, ecc.) è chiamata a fare esperienza di Gesù per vivere correttamente la sua missione.
– Praticamente: in ogni circostanza della vita,
prima di testimoniare dobbiamo aver visto;
prima di parlare dobbiamo aver udito;
prima di fare dobbiamo aver imparato;
prima di dare dobbiamo aver ricevuto;
prima di giudicare dobbiamo aver vissuto;
prima di “postare” dobbiamo aver studiato.
Don Michele Fontana