La parabola del Vangelo di oggi utilizza l’immagine della vigna data in affitto a dei contadini che vogliono usurparne il possesso. Attraverso di essa Gesù intende rievocare l’intera storia della salvezza.
La vigna rimanda, infatti, innanzitutto al giardino della creazione, quel giardino preparato, curato e donato all’uomo. Un giardino in cui ci sono alberi per orientarsi, così come in questa vigna c’è una torre per non perdersi tra i filari.
Quel giardino, e quindi questa vigna, sono anche il simbolo della terra data a Israele, come un dono. Per aiutare il popolo a vivere in essa, Dio ha donato anche la Legge come albero e torre per orientarsi.
Ciascuno di noi a sua volta, potrebbe rileggere la parabola associando la vigna alla propria vita, alla famiglia, al gruppo di amici, al luogo di lavoro, alla realtà sociale o ecclesiale in cui vive. Così la narrazione evangelica invita ad aprire gli occhi per riconoscere con gratitudine i segni dell’amore e della cura di Dio per queste vigne. Richiama anche alla responsabilità, perché insegna che esse sono affidate alle nostre cure.
La vigna è il luogo dell’amore da custodire, amore su cui vigilare. È la rivelazione di un Dio paziente, che continua a sollecitarci, ad attendere e sperare nel nostro cambiamento. Al contrario, purtroppo, l’atteggiamento dell’uomo, secondo la parabola, è spesso finalizzato a escluderlo per sentirsi padrone delle sue vigne.
Purtroppo, di tanto in tanto, come nel momento che stiamo vivendo, la realtà dimostra che tutto ci può sfuggire di mano e, di fatto, non c’è nulla che possiamo controllare in maniera definitiva e permanente.
Don Michele Fontana