“Ascoltate la parola del Signore… Lavatevi, purificatevi, allontanate dai miei occhi il male delle vostre azioni”.
Così si apre la prima lettura della Messa di oggi, tratta dal Libro del profeta Isaia (1,10-20).
L’invito a lavarsi, in tempo di coronavirus può assumere un triplice senso.
Secondo il senso letterale siamo invitati a lavarci fisicamente, non solo le mani, e rispettare ogni norma di buona igiene.
Il senso allegorico ci invita, invece a interpretare l’oracolo come sprone a lavare anche le nostre azioni, purificandole da tutto ciò che, imprudentemente, possa diffondere il virus.
C’è, infine, una chiave di lettura spirituale, per cui l’invito del profeta spinge a lavare il cuore dai desideri cattivi e la mente da pensieri insani.
Soltanto quando ci saremo lavati secondo tutti e tre i sensi avremo debellato il virus dell’influenza e ogni altro batterio che rischia di contagiare e far morire la nostra vita, la famiglia, le amicizie, le relazioni, il lavoro.
In tal senso, a mio avviso, se apriamo bene gli occhi possiamo intravedere la mano della Provvidenza divina che, anche in questa situazione di crisi (certamente non voluta da Dio) , trasforma le restrizioni in opportunità.
Pensiamo, ad esempio, quanto bene può fare nelle nostre famiglie, in cui spesso si vive da estranei per la difficoltà di vedersi a motivo della vita frenetica e dei muri familiati innalzati con cellulari e cuffie, avere del tempo per stare insieme, guardarsi negli occhi, parlare, ascoltarsi, ritornare a giocare e ridere insieme.
Don Michele Fontana