Gesù entra in Cafarnao, la città dove si è trasferito dopo aver lasciato Nazaret (Marco 2,1-12).
Va in una casa, molto probabilmente quella di Pietro, e come suo consueto si mette a predicare.
Si sparge la voce del suo arrivo in città. I miracoli l’hanno reso celebre e la sua presenza non passa inosservata: tanta gente si accalca formando una muraglia umana. Gente di varia estrazione. Soprattutto gente malata, povera, che ha visto i suoi miracoli o ne ha sentito parlare, desiderosa di ascoltare questo nuovo Maestro.
Non mancano i curiosi e i soliti scribi e farisei che vogliono controllare il suo messaggio e le sue opere.
Arrivano pure quattro uomini che portano un paralitico su un lettuccio. Non potendo farlo giungere fino a lui a causa della folla, scoperchiano il tetto. Fanno un’apertura e calano la barella dalla parte dove si trova Gesù.
La folla è un ostacolo all’avvicinamento al Signore; altro ostacolo sono le strutture: la scala e il tetto; ma la fede di quegli uomini li spinge oltre ogni difficoltà.
Proprio questo potrebbe essere il messaggio di oggi.
Anche noi spesso ci troviamo nelle condizioni rappresentate da quell’uomo sul lettuccio, con la vita paralizzata da situazioni di difficoltà.
Quasi sempre la società pone ostacoli al nostro tentativo di avvicinarci a Gesù.
Ostacoli di folla, cioè del pensiero e dell’agire di un mondo sempre più lontano dalla fede o addirittura contrario a essa, che combatte con insulti, esclusioni ed emarginazioni coloro che la testimoniano.
Ostacoli di strutture che oramai non avvicinano più alla spiritualità anzi tolgono ogni possibile riferimento al Signore (vedi Crocifisso o Presepi nelle scuole).
Se vogliamo vincere le nostre paralisi dobbiamo incontrare Gesù ed essere più forti di tutti gli ostacoli, trovando i modi per superarli.
Don Michele Fontana