La festa di Capodanno trae origini antichissime.
Già i Babilonesi celebravano il cambio dell’anno durante l’equinozio di primavera con festeggiamenti a dir poco disinibiti.
In epoca Romana, Giulio Cesare dettò il passaggio al calendario che da lui prese il nome, e la festa che per i romani aveva scopo di celebrare il dio Giano (da cui Gennaio), iniziò a cadere il 31 dicembre.
A partire dal 1582, Papa Gregorio XIII formulò il calendario come ora lo conosciamo.
Ciò, tuttavia, non significa che l’inizio dell’anno sia finalmente celebrato in tutto il mondo nello stesso giorno e nello stesso modo.
Ad esempio, il calendario cinese, adottato in diversi paesi dell’estremo oriente (Cina, Giappone, Corea, Mongolia, Nepal, Buthan), lo festeggia nel periodo compreso tra il 21 gennaio e il 20 febbraio; tra il 13 e il 15 aprile è invece celebrato il capodanno solare tailandese, cambogiano, birmano e bengalese; il calendario tibetano lo celebra tra gennaio e marzo; in Turchia, Iran e nei territori circostanti (Tagikistan, Afghanistan, Azerbaigian, Uzbekistan, Turkmenistan), coincide con l’equinozio primaverile, il 21 marzo; il calendario islamico lo assegna al primo giorno del mese di Muharram e può cadere in qualsiasi periodo del nostro anno; quello ebraico si accoglie nel mese di settembre.
Anche in ambito religoso, nella Chiesa Cattolica il capodanno civile si distingue dall’inizio dell’anno liturgico che, come sappiamo, si avvia con la prima domenica di Avvento, cioè la quarta prima di Natale.
Una caratteristica del Capodanno è che cadendo otto giorni dopo Natale, coincide con la festa liturgica della Circoncisione di Gesù così come affermato nel Vangelo di Luca:
“Quando furon passati gli otto giorni [dalla nascita] prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima di essere concepito nel grembo della madre” (Luca 2, 21).
Secondo la legge di Mosè, infatti, l’ottavo giorno dopo la nascita, mediante questo rito il neonato entrava a far parte del popolo eletto. La circoncisione richiamava, infatti, il patto d’alleanza con Dio, l’appartenenza al suo Popolo e la conseguente benedizione.
Nel tempo presso gli Israeliti il rito perse questo forte significato simbolico tanto che Geremia chiese non solo la circoncisione della carne, ma anche dei cuori:
”Circoncidetevi per il Signore, circoncidete i vostri cuori, uomini di Giuda” (Geremia 4:4).
Ecco, allora, il significato da dare a questo Capodanno: rinnovare il patto d’alleanza con il Signore circoncidendo il cuore, perché sia capace di amarlo, e gli orecchi, perché siano in grado di ascoltarlo.
Questa circoncisione sarà l’unica in grado di far discendere la benedizione di Dio per tutti i giorni del nuovo anno.
Tanti auguri.
Don Michele Fontana