Omelia alla Messa di Mezzanotte.
È da poco suonata la mezzanotte e abbiamo accolto con gioia nel canto la nascita di Gesù.
Il Vangelo di Luca che abbiamo ascoltato ci ha riportato in quella notte santa tratteggiando la scena della nascita quasi come un quadro.
Abbiamo rivisto Maria avvolgere il figlio in fasce e deporlo in una mangiatoia;abbiamo udito gli angeli annunciare ai pastori, avvolgendoli di luce, la nascita del Signore.
Una scena che la maggior parte di noi, quest’anno ancor più sollecitati dall’invito del Santo Padre, amiamo far rivivere nelle case allestendo il presepio.
In verità la parola presepio indica la semplice mangiatoia, la culla dove Gesù è stato deposto, ma per estensione abbiamo allargato il nome a tutta la scena della natività.
Una caratteristica dei nostri presepi è che ogni personaggio è rivolto verso Gesù. Quella greppia sembra il centro del mondo ed è posta nelle nostre case per essere vista da tutti, non solo dai pastorelli che abbiamo deposto nelle nostre scenografie.
Eppure storicamente non è avvenuto propriamente così. Quando Gesù nacque in una sera anonima d’inverno, in un posto sperduto dell’impero Romano, nessuno se ne accorse, tranne i Magi che da lontano avevano intuito qualcosa di straordinario indicato dall’apparizione di una nuova stella, e quei pochi pastori a cui era stato portato l’annuncio dagli angeli.
Il resto dell’umanità era immersa nel sonno: sonno del corpo, perché nel cuore della notte; ma soprattutto sonno dello spirito.
Nasce Gesù, l’evento degli eventi, Dio si fa uomo, nel pieno anonimato.
Però, come dicevamo prima, nei nostri presepi quasi vogliamo rendere giustizia a questa ingiustizia, e senza renderci conto rimettiamo al centro del mondo e della storia il Bambino.
Ecco cos’è il presepe: rimettere Gesù e la sua opera al centro, per essere vista, riconosciuta, contemplata e servita.
Possiamo dire che è Natale quando nella nostra storia facciamo un “presepe”: rimettiamo al centro Gesù perché ne riconosciamo la presenza, lo adoriamo e lo serviamo.
Oggi sarà Natale se nella storia della nostra vita siamo capaci di rimettere al centro Gesù.
Oggi sarà Natale se riconosciamo la sua opera nella storia nostra e degli altri, nei gesti di amore, negli slanci di altruismo, nel dolore di chi soffre, negli sforzi di perdono, nei sacrifici di chi spende la vita per la verità e la giustizia.
Oggi sarà Natale se riconosciamo Gesù nella storia e ci mettiamo a servizio della sua opera.
Don Michele Fontana